Menestrelli di Palazzo

 

 

"Di un menestrello perso"

composta da Lord Lovefeeling

 

Per rifornir le tende del nostro accampamento
di vettovaglie nuove e un piatto succulento
si prese decisione già verso l’imbrunire
del Taglio degli Eroi in direzion partire

Non mi aspettavo proprio l’incontro sulla porta 
con Lady sì importante a cui dovea far da scorta
com’è come non è mi ritrovai a seguire
di Ciambellana il manto e ogni Suo ben dire

Di lena ci muovemmo da lì all’appuntamento
là dove era previsto fermarsi un sol momento
e armati tutti giunti e pronti alla partenza
di caccia ci apprestammo a far nuova esperienza

Mi offrii di condur carro, chè già l’avevo fatto
che conduceva al bosco almeno per un tratto
e quando delle ruote rumor dovea evitare
fermai tosto i cavalli per ceppi sistemare

Fu allora che qualcuno si accorse di aver poco
chè l’armi di Sir Raime non eran atte in loco
mi disse di tornar di corsa su alla tenda
e di portar le frecce tornite da leggenda

Dovetti faticare non poco per scovare
ciò che mi aveva detto in fretta di trovare
e quando ritornai di corsa sul declivio
non c’era più nessuno ad aspettarmi al bivio

Vagai senza una traccia, di frecce il mio fardello
ma che me ne facevo, se il posto non è quello?
La notte ormai era giunta, correvo a più non posso
ma degli amici ormai nessuno fino a un fosso

laddove mi fermai cercando un posticino
radice di un ulivo mi fece da gradino
per membra riposar e fiato riportar
alla normalità di umano respirar.

Nient’altro potea fare se non tornare al campo 
e lì poi aspettare quando improvviso un lampo 
mi fece sobbalzare il cor dallo spavento
in men che non si dica sferzava un forte vento

“O me tapino, dissi, la strada non conosco
non c’è nessun che aiuta a farmi uscir dal bosco?”
Alzai gli occhi al cielo, paventando un altro lampo
e proprio in quel momento in volo su da un campo

si alzò maestoso e forte un falco fino a un ramo
che un’ala dispiegò mandando il suo richiamo 
Stupito e ancor stranito, chè non credea al mio guardo
un’ala sua soltanto vedevo invero aperta

ad indicar la via che porta al traguardo
declivio pien di ulivi ripresi a salir l’erta
Ed esso mi seguì, la via di ramo in ramo
saltando qua e là insieme a me percorsa

finchè un`altra luce apparve da ricamo
ad un sentier nascosto che infilai di corsa
Stremato, senza fiato ed altresì affamato
le tende alfine vidi con l’ultimo bagliore

e mentre da un gran tuono restavo assordato
trovai l’ultima forza per evitar tremore
Non so se fu fortuna, o forse solo fede
oppur destin che a volte a ognun di noi concede

di avere un vero amico, per me fu sol piumato 
al falco io diedi un nome e lo chiamai…Fato.