Menestrelli di Palazzo

 

 

"Un'altra aurora"

composta da Lord Lovefeeling

 

Quando al mattino apparve in cielo Aurora
un alito di vento bussò alla mia porta
portava notizia ch’era ormai giunta l’ora
dell’adunata intera e del mio far da scorta

Andrò via, sì, non sarà un sogno vano il viaggio
andrò come un semplice passeggero,
ché di questa carovana non son dell’equipaggio
ma se attaccano diventerò guerriero

a difender insegne e dame tutte
combatterò coi soli miei strumenti
userò per armi le mie rime brutte
le parole saranno impetuosi tormenti.

Nella stanza del tesoro scesi dunque
dal soffitto alto, ampia la volta
presi per Lady Diapron un baule qualunque
quanta rima scritta, davvero molta!

La raccolsi tutta chè non si perdesse
e poi oro, bronzo, vesti tutto estratto
anche alla rinfusa purchè non svanisse
da un vecchio armadione, or consunto e sciatto

Milady mi aspettava, l’aria triste invero
il baule sollevai e lo posi dentro il carro
una carezza dolce posai sul suo destriero
per protegger Lei, chè non fosse bizzarro

Su una sponda raccolsi olio fragrante in abbondanza
e sull’altra parte disposi in fila orci di vino vecchio
sapea che era di bisogna e non una stravaganza
chè di nutrimento in viaggio non ve n’ea parecchio

riempii dodici anfore, di quel vino il più buono
le chiusi con coperchio e presi sacchi di pelle 
vi versai farina abbondante, finchè un forte tuono
diede il via alla partenza, io serrai le catinelle

poi, segnale giunto, al passo di ogni cavallo
la carovana mosse, lenta in fila indiana
sul mio destriero in sella, in men di un intervallo
giunsi al primo carro, sfidando tramontana

Seduta lì a cassetta, Lady Calendula era
diede il segnale guidando tutti e tutto
fiero il portamento la vidi condottiera
pronta in nuova terra a fare il suo debutto

Mi fermai un momento, non osò guardarmi
ognun di noi sapea cosa fremeva in cuore
fuori potea sembrare grande donna in armi
dentro una fatica, un grandissimo dolore

Poeta io non sono, l’ho detto tante volte
e quando ritornai a Lady Diapron accanto
e sentii la voce sua rotta da quel pianto
mi venner nella mente quelle sue rime, molte

Smontai dal mio destriero, la mano allor le presi
ardito forse, certo, ma fermo nel mio dire
Voi siete la mia Lady, dissi, avete i nervi tesi
e so cosa significa per Voi questo partire

S’io fossi musicista non nato adesso invero
per Voi io scriverei le note mie più belle
tal simili a farfalle, lucciole e coccinelle
nell’aere volerebbero su un altro “Va pensiero”
Ma là davanti a Voi, padrona delle mie rime
c’è un posto agognato, un sogno un paradiso 
smettete il Vostro pianto, e fate che sublime
il luccichio degli occhi risplenda ancor sul viso

Sorrise Lady Diapron, per la speranza infusa
da me che non son nulla, soltanto un allievo
per quelle mie parole la mano un po’ confusa
forte strinse allor la mia, sentendone sollievo

Volgevo spesso lo sguardo al sole che splendea
in cuore speravo e ne affrettavo di tramonto l’ora
chè un’altra patria in avvenir ognun di noi avea 
e la carovana andava, in attesa di un’altra Aurora.